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Incostituzionalità del lavoro gratuito

Limiti della legittimità normativa per gli annunci di lavoro a titolo gratuito o simbolico offerti dagli enti pubblici ai professionisti.
Lavoro gratuito? Incostituzionale
Cresce la tendenza nelle aziende pubbliche a chiedere servizi e prestazioni lavorative a titolo gratuito o simbolico rivolgendosi a geometri, architetti, sviluppatori informatici, ingegneri. Incarichi per i quali il professionista non potrà pretendere alcunché a titolo di compenso o rimborso.

Ebbene, se da un lato questi presunti annunci di lavoro - di enti pubblici, università, Comuni e così via - offrono incarichi per i quali non è previsto un compenso, dall'altro è bene ricordare che l’articolo 36 della Costituzione impone una retribuzione proporzionata per ogni prestazione lavorativa resa.

Facciamo dunque chiarezza, per chi si affaccia al mondo del lavoro e si trova a dover decidere se farlo davvero in forma gratuita. Continua...
Fonte: PMI

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Arriva la prima condanna in Italia per istigazione a delinquere a carico del gestore di una pagina Facebook


Arriva in Italia la prima condanna 
per i commenti postati su Facebook
Ecco le responsabilità di legge dei gestori dei blog aziendali.
Francesca Vinciarelli - 14 maggio 2013 - Fonte PMI
Arriva la prima condanna in Italia per “istigazione a delinquere e apologia di reato” causata da commenti postati su un blog e a carico del gestore della pagina.
La sentenza risale ad un paio di mesi fa: ad essere condannato, il responsabile della pagina Facebook Cartellopoli (volta a combattere il degrado urbano di Roma), per non aver moderato commenti di utenti che invitavano a compiere reati. 

=> Approfondisci l’uso del Blog Aziendale in Italia

Massima attenzione deve quindi essere prestata ai commenti pubblicati sulla pagina Facebook di cui si è responsabili o gestori.
Le conseguenze non sono infatti indifferente: il Tribunale di Roma ha condannato a ben nove mesi di reclusione il responsabile del sito che si proclama come il “Comitato online contro lo stupro, la svendita e la consegna della città di Roma alla lobby cartellonara”.
Sotto accusa i commenti che invitavano ad agire contro i cartelloni abusivi e ad organizzare iniziative di protesta, ma anche altri contenuti dello stesso tipo presi da altri siti web e linkati nella pagina Facebook, nonostante siano stati postati da terzi, ovviamente anonimi. 

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