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venerdì 15 settembre 2023

TUTTI I CRIMINI DEL COMUNISMO !

criminali comunisti

Di che cosa parleremo, quindi? Di quali crimini? Il comunismo ne ha commessi moltissimi: crimini contro lo spirito innanzi tutto, ma anche crimini contro la cultura universale e contro le culture nazionali. Stalin ha fatto demolire decine di chiese a Mosca; Ceausescu ha sventrato il centro storico di Bucarest per costruirvi nuovi edifici e tracciarvi, con megalomania, sterminati e larghissimi viali; Pol Pot ha fatto smontare pietra dopo pietra la cattedrale di Phnom Penh e ha abbandonato alla giungla i templi di Angkor; durante la Rivoluzione culturale le Guardie rosse di Mao hanno distrutto e bruciato tesori inestimabili. Eppure, per quanto gravi possano essere a lungo termine queste perdite, sia per le nazioni direttamente coinvolte sia per l'umanità intera, che importanza hanno di fronte all'assassinio in massa di uomini, donne e bambini?

  • * URSS, 20 milioni di morti,
  • * Cina, 65 milioni di morti,
  • * Vietnam, un milione di morti,
  • * Corea del Nord, 2 milioni di morti,
  • * Cambogia, 2 milioni di morti,
  • * Europa dell'Est, un milione di morti,
  • * America Latina, 150 mila morti,
  • * Africa, un milione 700 mila morti,
  • * Afghanistan, un milione 500 mila morti,
  • * Movimento comunista internazionale e partiti comunisti non al potere, 
  •    circa 10 mila morti.

Il totale si avvicina ai 100 milioni di morti

Questo elenco di cifre nasconde situazioni molto diverse tra loro.

In termini relativi, la palma va incontestabilmente alla Cambogia, dove Pol Pot, in tre anni e mezzo, è riuscito a uccidere nel modo più atroce - carestia generalizzata e tortura - circa un quarto della popolazione. L'esperienza maoista colpisce, invece, per l'ampiezza delle masse coinvolte, mentre la Russia leninista e stalinista fa gelare il sangue per il suo carattere sperimentale, ma perfettamente calcolato, logico, politico.

Brano di Stéphane Courtois dal capitolo "I crimini del Comunismo" da "Il libro nero del comunismo" (Mondadori)

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Come possiamo accettare che in Italia vi siano vie intitolate a gente come MARX ?

 

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Come possiamo accettare che in Italia vi siano vie intitolate a criminali come Stalin ?

 

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Come possiamo accettare che in Italia vi siano vie intitolate a criminali come Lenin ?

 
Resiste seppure un po' appannato tra i militanti di sinistra, il mito della rivoluzione d'Ottobre e di colui che ne ha raccolto i frutti. Al tempo stesso si tende ad attribuire tutta la responsabilità a Stalin, il successore di Lenin. Tuttavia è ormai ampiamente dimostrato che Stalin ha soltanto proseguito sulla via tracciata da Lenin [si veda Lenin maestro di Stalin nella pratica del terrore] aggiungendovi solo un nuovo livello di paranoia e sadismo dovuto alla sua personalità. 
Lenin era un uomo mosso dall'odio con un profondo disprezzo verso tutto e tutti.


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venerdì 4 agosto 2023

Onore a Giuseppe Garibaldi !

Ma la vogliamo smettere di riscrivere la storia in base a quello che ci piace pensare. Impegnamoci tutti a migliorare il presente e progettare un futuro degno di essere vissuto. Grazie.
ADELAIDE BONO CAIROLI -- che offrì alla Causa Risorgimentale due figli "l' amore di una madre per i figli non può nemmeno esser compreso dagli uomini… Con Donne simili una Nazione non può morire !" di Lei (novella Niobe) dirà più tardi Garibaldi… La "Madonna amabilissima alla Quale, da Caprera addi 7 settembre 1868, il Generale scrisse una lettera… "… non rifarei la via dell' Italia meridionale, temendo di esser preso a sassate da popoli che mi tengono complice della spregevole genia (Casa Savoia, nota mia) che disgraziatamente regge l' Italia e che semino' l' odio e lo squallore là dove noi avevamo gettato le fondamenta di un Avvenire… ".
Era lo sfogo, composto e doloroso di un Uomo (Camillo Benso di Cavour lo definiva "l'onesto babbeo") che aveva dato Se Stesso alla gloria di una dinastia che si era, con pervicacia, disposta ad occupare il Meridone per IMPADRONIRSI delle Sue ricchezze e dei benefici naturali offerte dalle terre dei Borbone…
Si rilegga:
"Amore mio, uccidi Garibaldi" di Isabella Bossi Fedrigotti…
"Maledetti Savoia !" di Lorenzo Del Boca…

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giovedì 27 luglio 2023

Fontana di Trevi e Palazzo Poli, tutto quello che c’è da sapere.

E’ la più spettacolare e grande delle fontane di Roma, con una larghezza di 20 metri e un’altezza di 26 metri.

L’acqua Vergine (Aqua Virgo) fu portata a Roma da Marco Vipsanio Agrippa nel 19 a.C. Tale acquedotto pesca l’acqua da una zona densa di sorgenti acquifere nei pressi del corso del fiume Aniene, 10 chilometri a est di Roma

Il primo progetto venne realizzato nel punto terminale dell’acquedotto dell’Acqua Vergine nel 1410. La fontana era costituita da tre vasche affiancate, nelle quale l’acqua sgorgava da tre bocche distinte.

Nel 1640 per volontà di papa Urbano VIII (1622-1644), in concomitanza con l’ampliamento della piazza, Gian Lorenzo Bernini progetta una nuova fontana, ma i lavori furono interrotti per vari motivi.

La realizzazione dell’attuale fontana di Trevi si deve a papa Clemente XII che, nel 1732, tra i vari progetti presentati, venne scelto quello dell’architetto Nicola Salvi. Cominciata nel 1732, fu infine affidata nel 1759 a Pietro Bracci aiutato da suo figlio Virginio. I due completarono l'opera, che venne inaugurata nel 1762.

La scenografia della fontana è dominata da una scogliera rocciosa che occupa tutta la parte inferiore del palazzo. 

Le statue posizionate in alto sono:

- l'Abbondanza dei frutti di Agostino Corsini,

- la Fertilità dei campi di Bernardo Ludovisi,

- i Doni dell'autunno di Francesco Queirolo e

- l'Amenità dei prati di Bartolomeo Pincellotti.

Nella nicchia centrale troviamo invece la statua di Oceano di Pietro Bracci posizionata su una conchiglia trainata da cavalli marini alati, condotti da due tritoni.

Nelle zone ai lati della nicchia sono invece presenti le
- statue della Salubrità e dell'Abbondanza di Filippo Della Valle. 
Poco più in alto,
- i rilievi che rappresentano Agrippa nell'atto di approvare la costruzione dell'acquedotto dell'Aqua Virgo di Giovan Battista Grossi e
- la Vergine intenta a mostrare la sorgente a dei soldati di Andrea Bergondi.

PALAZZO POLI, l’edificio su cui poggia la Fontana di Trevi, commissionato da Lelio dell’Anguillara, duca di Ceri, che nel 1566 aveva acquistato il preesistente palazzo Del Monte, è il risultato di diverse fasi costruttive.

I lavori furono eseguiti su progetto dell’architetto Martino Longhi il Vecchio (1573). Alla sua morte, continuarono grazie all’architetto Ottaviano Mascherino. Il Palazzo Poli fu acquistato nel 1978 dallo Stato; oggi è la sede dell’Istituto Centrale per la Grafica.

CURIOSITÀ.

- L'acqua della Fontana di Trevi è ogni giorno la stessa: viene controllata, depurata e rimessa in circolo.

- La Fontana di Trevi ha fatto da splendida cornice alla scena più nota del film La Dolce Vita del regista Federico Fellini, protagonisti Anita Ekberg e Marcello Mastroianni: .

- Non tutti sanno che sul lato destro esterno della fontana si trova una vaschetta rettangolare con due piccole cannelle: la fontana degli innamorati. Le coppie che bevono a questa fontanella resteranno innamorate e fedeli per sempre.

- Ma la leggenda popolare più famosa collegata alla Fontana di Trevi è quella legata al lancio della moneta. Oltre a portare fortuna, lanciare una monetina di spalle e con gli occhi chiusi nella fontana assicura, secondo la leggenda, il ritorno nella Città Eterna.
Secondo alcune fonti, il lancio della moneta fu inventato dal grande archeologo del 1800, Wolfgang Helbig che nel lasciare Roma dopo un lungo soggiorno era sofferente. Decise così di lanciare una vecchia monetina nella vasca della Fontana di Trevi come buon auspicio per tornare presto nella Città Eterna.
Tuttavia, secondo gli storici l'origine sarebbe ancora più antica: gli antichi romani già millenni fa usavano lanciare monete in corsi d'acqua, fiumi, laghi e anche fontane, per accattivarsi i favori delle divinità. 
Ancora una curiosità: avete notato il grande vaso sulla destra della fontana? 
I Romani lo hanno soprannominato “asso di coppe” e sembra sia stato collocato lì dallo stesso Nicola Salvi. Si dice che durante i lavori di costruzione della fontana, ci fosse un barbiere con la bottega proprio da quel lato della piazza e che questi si lamentasse in continuazione per i disagi e il rumore causati dal cantiere. 
“È solo uno spreco di soldi!” gridava imperterrito il barbiere. Salvi, stanco delle lamentele, per tutta risposta colloca l’enorme vaso a tappare la vista del cantiere al petulante barbiere. 
Provate a mettervi dietro l’asso di coppe: non si vede nulla!!!

- Ogni anno si estraggono dalla fontana circa un milione di Euro in monete. Dal 2007 questo denaro è dato in beneficenza.

 

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lunedì 28 febbraio 2022

L’Albero della vita, mappa dei dieci livelli dell’essere.

                                    

Qabbalah Ebraica 
L’Albero della vita, mappa dei dieci livelli dell’essere.

La Qabbalah, che costituisce la tradizione segreta del misticismo giudaico, cominciò a diffondersi in forma scritta intorno al XII secolo, ma ha origini assai più antiche. A livello speculativo ha raggiunto vette altissime, comunicando vertiginose intuizioni metafisiche attraverso un simbolismo di grande fantastica potenza.
Fondamentale a questo riguardo è l’importanza del diagramma dell’Albero della Vita, che compendia gli stadi della manifestazione divina e tutte le possibili relazioni fra spirito e materia. L'Albero della Vita costituisce la sintesi dei più noti e importanti insegnamenti della Cabala ebraica. È un diagramma, astratto e simbolico, costituito da dieci entità (più una DAAT), chiamate Sefirot, disposte lungo tre pilastri verticali paralleli: tre a sinistratre a destra e quattro (più una) nel centro. Il pilastro centrale si estende al di sopra e al di sotto degli altri due.
Le Sefirot corrispondono ad importanti concetti metafisici, (come aspetti autentici della filosofia) a veri e propri attributi o emanazioni della Divinità. Da un punto di vista teologico tali Sefirot o 'Luci Increate' sono dunque considerate di sostanza increata, ma in qualità di emanazioni non sono vere e proprie ipostasi (come processione dell’emanazione divina) e dunque non possiedono la natura divina. Inoltre, esse, sono anche associate alle situazioni pratiche ed emotive attraversate da ogni individuo, nella vita quotidiana. Le Sefirot sono dieci principi basilari, riconoscibili nella molteplicità disordinata e complessa della vita umana, capaci di unificarla e darle senso e pienezza. Osservando la figura, si può notare che le dieci Sefirot sono collegate da ventidue canali, tre orizzontali, sette verticali e dodici diagonali. Ogni canale corrisponde ad una delle ventidue lettere dell'abjad ebraico (come alfabeto consonantico e numerologico).
I tre pilastri dell'Albero della Vita corrispondono alle tre vie che ogni essere umano ha davanti: l'Amore (destra), la Forza (sinistra), e la Compassione (centro). Solo la via mediana, chiamata anche "via regale", ha in sé la capacità di unificare gli opposti.
Senza il pilastro centrale, l'Albero della Vita diventa quello della conoscenza del bene e del male (quello biblico). I pilastri a destra e a sinistra rappresentano inoltre le due polarità basilari di tutta la realtà: il maschile a destra e il femminile a sinistra, dai quali sgorgano tutte le altre coppie d'opposti presenti nella creazione.
Come dice la Bibbia, la via che conduce all'Albero è guardata da una coppia di cherubini, due angeli armati di una spada fiammeggiante. Ciò però non significa che la via sia del tutto inaccessibile. Secondo la tradizione orale, i due Cherubini possiedono l'uno un volto maschile e l'altro un volto femminile. Essi rappresentano le due polarità fondamentali dell'esistenza, così come si esprimono sui piani più elevati della consapevolezza. Con il graduale ravvicinamento e riunificazione di tali principi, questi angeli cessano di essere i "Guardiani della soglia", il cui compito consiste nell'allontanare tutti coloro che non hanno il diritto di entrare, e diventano invece i pilastri che sostengono la porta che ci riconduce al Giardino dell'Eden.

Vale qui la pena di ricordare che i numeri (che ormai tutto il Mondo utilizza) sono nati ed utilizzati in India tra il 400 a.C. e il 400 d.C. per essere poi adottati e diffusi dagli Arabi, risulta pertanto erroneo chiamarli numeri Arabi e, volendo dare un riconoscimento alla diffusione, si ritiene corretto definirli “Numeri Indo-Arabi”. Ancora oggi i numeri Arabi orientali vengono chiamati “Numeri Indiani”.

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lunedì 22 giugno 2020

IL MITO DELLA CAVERNA "PLATONE".

Il “mito della caverna”, una famosa metafora di Platone, filosofo greco a cavallo tra il V e il IV secolo a. C., è tra le più interessanti ed attuali della nostra cultura, perché ci mostra come certi messaggi e certe tematiche siano state già affrontate nei tempi antichi, senza che ne cogliessimo alcun insegnamento.

Nel “mito della caverna” Platone mostra come la maggior parte degli esseri umani viva credendo che ciò che vede sia l’unica realtà possibile, senza rendersi conto che quello che osserviamo e percepiamo è solo un’ombra, ovvero una piccolissima parte di ciò che esiste. Inoltre, non sempre queste ombre rappresentano ciò che davvero esiste, perché, nella maggior parte dei casi, tutto ciò che ci viene riferito come “verità” è frutto delle decisioni di chi vuol far crescere in noi determinate credenze per limitare le nostre capacità. Rendiamoci conto che il mito di cui si sta argomentando è stato scritto 2000 anni fa e sembra essere ancora attuale.
Ciò implica che la storia si ripete da almeno 2000 anni, e questo denota che non abbiamo compreso che metaforicamente stiamo ancora dentro la caverna.

Per capire meglio il concetto potete vedere qui sotto un’immagine:
A sinistra troviamo degli uomini con la testa, il collo e le braccia incatenate fin dall'infanzia, in modo tale che essi possano vedere solo una parte della caverna posta davanti a loro. Alle spalle dei prigionieri è stato acceso un enorme fuoco, e tra il fuoco ed i prigionieri corre una strada rialzata.
Lungo questa strada è stato eretto un muro, e dietro ad esso si trovano alcuni uomini che portano varie forme di oggetti e animali la cui ombra viene proiettata sul muro davanti ai prigionieri tramite la luce emessa dal fuoco. Se qualcuno degli uomini che portano gli oggetti simbolici emettesse dei suoni o dei versi, i prigionieri, non potendo vedere altro, penserebbero che questi vengano emessi dalle ombre.

Ora, si supponga che uno dei prigionieri riesca a liberarsi raggiungendo l’uscita della caverna. Da quell'altezza egli potrebbe avere un’idea molto più chiara della situazione presente nella caverna, e rendersi conto che le ombre sono solo una proiezione di qualcosa che in realtà non esiste, e che tale visione è stata imposta da qualcuno.
A quel punto il fuggivo che ha preso consapevolezza ha due scelte: andare verso la luce o tornare nella caverna.
Dopo aver vissuto anni e anni al buio, 
la luce può far male, e può accecarlo.
Inizialmente è possibile che possa non vedere e che si senta confuso, e questo potrebbe spaventarlo. Se vorrà andare oltre la caverna e conoscere il mondo esterno, potrà farlo solo con il tempo e la volontà. Il percorso non sarà facile, ma alla fine ricomincerà a vedere e scoprirà suoni e forme che gli daranno gioia e vitalità.

Questo mito vi ricorda qualcosa?
Gli uomini incatenati davanti alle ombre proiettate da alcuni “signori” non ricordano un poco la nostra popolazione seduta davanti al televisore che guarda, ascolta e accetta una realtà proposta da un “sistema” che ci vuole incatenati e vincolati a ciò che ci viene prospettato come unica realtà possibile?
Il fuggitivo Vi non ricorda tutte quelle persone che hanno capito come funziona  il “sistema” e provano con volontà e tenacia ad andare oltre quello che sanno, riscoprendo un modo di vivere totalmente diverso?
La luce che acceca il fuggitivo non vi ricorda le difficoltà che incontriamo quando dobbiamo abbandonare la nostra “zona di comfort” e rimboccarci le maniche per pensare diversamente e vivere meglio?

Se questo mito ricorda anche a voi tutto questo, chiedetevi perché dopo 2000 anni siamo ancora dentro una caverna senza rendercene conto. 

Ancora oggi proviamo a cambiare le cose e cerchiamo l’uscita, perché dentro di noi non possiamo più credere che sia giusto stare al buio. 
Sappiamo che esiste un modo diverso e migliore di vivere:  
NELLA LUCE ! 

giovedì 30 gennaio 2020

Storia: dalla Grecia a Roma.

I giorni della terra e dell’acquaFidippide annuncia la vittoriaMaratona 490 a.c.: un pugno di opliti scalzi contro l’esercito più potente del mondo di allora).
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La lepre e la giumenta.Leonida alle TermopiliAlla vigilia delle Termopili, gli avvisi degli dei al Re dei re….
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Il muro di legno.GemaeldegalerieLa mattanza di Salamina, 480, a.c.
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                                La resa dei conti.
Battaglia di PlateaIl più potente esercito greco dai tempi della guerra di Troia e trecentomila persiani si affrontano nella pianura davanti a  Platea, in Beozia.
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                                 Per qualche dàrico in più.
anabasis401 a.c: comincia la ” discesa” verso il mare di diecimila opliti greci pagati un dàrico e mezzo al mese…
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                                 Il sole di Vergìna.
Il sole di VerginaFilippo II di Macedonia unisce la Grecia e guarda alla Persia.
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                           Lo scudo di Brasida
Guerra del Peloponneso( 431-404 a.c.). Una tempesta porta quaranta triremi ateniesi a Pilo, in territorio nemico. La reazione spartana non è immediata. Gli Ateniesi si fortificano e aspettano.
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                           La freccia di Sfacteria
Guerra del Peloponneso (431-404 a.c.).A Sfacteria va in scena qualcosa che ha dell’incredibile agli occhi dell’intera Grecia: più di quattrocento opliti spartani, intrappolati sull’isola, anziché combattere fino alla morte, gettano gli scudi, alzano le mani e si arrendono. Leggi l’articolo.


                         
                           I fiumi della capra
A Egospotami ( “ I fiumi della capra”), con un audace colpo di mano, il navarco spartano Lisandro coglie la tanto sospirata vittoria decisiva sugli Ateniesi.
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                           Le ali della farfalla.
Due città contese, un atto di valore, le avvisaglie di una guerra devastante.
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                           ”Con parole o con forza di lancia”
424 a.c.  “La legge comune della Grecia” tradita a Delio dai vincitori tebani.
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                            Un’isola troppo lontana
Guerra del Peloponneso: la spedizione ateniese in Sicilia: cronaca di un disastro annunciato.   Leggi l’articolo


Storia Romana


Il sangue e la polvereMorte di Lucio Emilio Paolo a CanneCanne 216 a.c: “Tu sai vincere Annibale, ma non sai sfruttare la vittoria”.
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Il sangue e la nebbiaTrasimeno Annibale ordina l'attacco217 a.c.: Lago Trasimeno: le legioni del console Flaminio nella trappola di Annibale.
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                                Supermarius.
Giugurta davanti al console romanoIl crepuscolo della Repubblica Romana fra guerre, disordini sociali e corruzione.
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                                L’equivoco.
senato_roma Da_Romainun clickSi va verso Canne fra buoi dalle corna infuocate , parole capite male e smania di combattere.
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                                 Un “ordinario generale romano”
Cavalieri PartiCarre, 53 a.c.: la mobilità e l’arco, il cavallo e la lancia contro il gladio e lo scudo nel deserto della Mesopotamia.
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                                  Sangue nella foresta
Il massacro di Teutoburgo, la disperazione di Augusto, la fine dell’espansione romana oltre il Reno.
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                                  Una storia di migranti
Sarcofago Ludovisi 260 circa Museo Altemps Roma
I Goti ai confini dell’impero romano d’Oriente, la corruzione dei funzionari romani, l’inettitudine dei comandanti, la disfatta di Adrianopoli.
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lunedì 2 settembre 2019

La Storia e le Guerre Gotiche non ci hanno insegnato nulla !

Guerre Gotiche
Il 9 agosto del 378 d.C., ad Adrianopoli, in Tracia - nella moderna provincia turca di Edirne - si consumava una delle peggiori sconfitte militari mai subite dai romani: il massacro di 30 mila soldati dell'impero, guidati da Flavio Giulio Valente, perpetrato dai Goti, al seguito del re guerriero Fritigerno. Secondo gli storici, quella disfatta segnò l'inizio della catena di eventi che avrebbe portato alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, nel 476. 

Ripercorrere oggi gli eventi che portarono alla battaglia di Adrianopoli è interessante: secondo una lettura dei fatti di allora pubblicata su Quartz, all'origine della strage ci sarebbe stata la cattiva gestione, da parte dei romani, di un'imponente ondata migratoria di Goti avvenuta due anni prima. Gli stessi Goti che si sarebbero trasformati nei carnefici delle legioni dell'Urbe. 


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