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IL DECALOGO DEL SÌ

Dieci buone ragioni per dire alla separazione delle carriere e per una giustizia più giusta, terza e credibile. 

1. Un giudice terzo è la prima garanzia di libertà.

Perché senza un giudice terzo non ci può essere il necesario equilibrio del potere del Pubblico Ministero.  

Il giudice deve essere libero da ogni vincolo e da ogni influenza, distinto da chi esercita l’accusa. È un principio costituzionale e una condizione essenziale di libertà per tutti. La separazione delle carriere rafforza la figura del giudice e restituisce fiducia, equilibrio e credibilità alla giustizia.

2. Ruoli diversi, stesse garanzie.

3. Per un processo davvero equo, ad armi pari.

4. Come in tutte le democrazie liberali. 

5. Una giustizia che fa paura non è giusta. 

6. Separare per difendere autonomia e indipendenza del giudice.

7. Sorteggio dei componenti del CSM: più trasparenza e meno correntismo. 

8. Il Presidente della Repubblica, garante dell’equilibrio e dell’unità della giustizia.

9. Un’Alta Corte per una giustizia che risponde a tutti. 

10. Una battaglia di libertà, non di potere. 


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Referendum: il Comitato per il SI

L’avv. Romolo Reboa e il prof. Fabio Verna, Vice-Presidenti Nazionali del Comitato per il SI al referendum della Giustizia, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta a commento della presentazione del Comitato per il NO. 

I due Vicepresidenti, che operano con piena mutualità e con la super visione dell'avv. Carlo Scala dichiarano che il Comitato è stato costituito da due settimane per atto del Notaio ed annovera già subcomitati in diverse città italiane ed anche in alcune città estere dove risiedono rilevanti comunità di nostri connazionali.

Il progetto referendario verrà prossimamente presentato alla società civile, in quanto saranno i nostri concittadini i reali beneficiari di questo impegno referendario, anche superando le singole faziosità, che troppo spesso dividono il nostro Paese.

"L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) è un’associazione di diritto privato con sede all’interno della Suprema Corte di Cassazione. Non sappiamo in base a quale contratto e quale sia il corrispettivo per avere a disposizione tale privilegiata e prestigiosa location, ma riteniamo inappropriato che la stessa sia stata utilizzata per presentare il proprio progetto di un referendum per dire NO alla legge costituzionale in materia di giustizia approvata dal Parlamento.

La Suprema Corte di Cassazione è un luogo istituzionale, massima espressione del sistema giudiziario italiano, che ne assicura l’imparzialità attraverso il vaglio di legittimità.

L’utilizzo dell’edificio istituzionale per lanciare una tesi politica di parte dimostra come la scelta fatta dal Parlamento sia stata necessaria per riequibrare in senso democratico i poteri, nello spirito dei Padri Costituenti che volevano che la Magistratura fosse separata dal potere politico, ma non che fosse il terzo potere dello Stato, stabilmente contrapposto a chi governa perché eletto dal popolo". 

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500 mila firme per salvare la giustizia italiana, anche il Pdl firma il referendum dei radicali

(MeridianaNotizie) Roma, - Responsabilità civile dei magistrati, il rientro nelle proprie funzioni fuori ruolo; l’abolizione dell’ergastolo e la separazione delle carriere. Il partito dei radicali punta il dito contro la lentezza del sistema giudiziario italiano, lanciando un referendum suddiviso in sei quesiti. Con l’obbiettivo delle 500 mila firme, il partito di Pannella, rappresentato da  Elisabetta Zamparutti si è radunato allo slogan “Questa giustizia può colpire anche te”. 
Fonte: Meridiananotizie - Articolo Completo QUI

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