La giustizia italiana vista dagli altri
L’Ilva, Meredith, le cause civili. Giornali e osservatori inorridiscono
Coloro che sostengono che le critiche al sistema giudiziario italiano, e le conseguenti proposte di riforme radicali, nascono soltanto dalle vicende di Silvio Berlusconi (le quali sono evidenti prove dello strapotere giudiziario contrapposto alle istituzioni della democrazia, ma come tali non vengono prese in considerazione dall’ampia area di opinione contraria al centrodestra e al suo leader) dovrebbero prendere nota del modo in cui viene giudicata all’estero l’intraprendenza giudiziaria italiana anche in altri campi.
Fonte: IL FOGLIO - Articolo Completo QUI
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Coloro che sostengono che le critiche al sistema giudiziario italiano, e le conseguenti proposte di riforme radicali, nascono soltanto dalle vicende di Silvio Berlusconi (le quali sono evidenti prove dello strapotere giudiziario contrapposto alle istituzioni della democrazia, ma come tali non vengono prese in considerazione dall’ampia area di opinione contraria al centrodestra e al suo leader) dovrebbero prendere nota del modo in cui viene giudicata all’estero l’intraprendenza giudiziaria italiana anche in altri campi.
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La giustizia italiana ha bisogno di essere curata
Il professor Giuseppe Di Federico, tra le massime autorità in materia di diritto, tra i promotori dei sei referendum per una giustizia più giusta, ben noto ai lettori di “Notizie Radicali”, ha rilasciato al “Giornale di Sicilia” un’intervista curata da Gerardo Marrone. La riproduciamo.
Docente di Ordinamento giudiziario a Bologna ed ex membro “laico” del Consiglio superiore della magistratura, componente della commissione di saggi voluta dal premier Enrico Letta per mettere a punto un pacchetto di riforme costituzionali, Giuseppe Di Federico non è certo un cultore del politicamente corretto. Non è da tutti, d’altronde, dedicare un intero lavoro al “Contributo del CSM alla crisi della giustizia”.
Professor Di Federico, si parla tanto di ‘giustizia giusta’. Ma cos’è? O meglio, cosa dovrebbe essere?
“Volendo riassumere, il giudice deve risolvere una controversia tra due parti che si presentano da lui in posizione di parità. Ciò implica che il giudice e le parti devono avere la competenza o essere assistite da persone dotate di competenza per fare quel lavoro. E già qui, in Italia, sorgono i primi problemi”.
Cioè?
“Per esempio, come diceva Giovanni Falcone, una delle ragioni della crisi della giustizia sta nel fatto che i magistrati, dopo il reclutamento, non subiscono più valutazioni di professionalità. Poi, esiste un’altra questione…”.
Quale?
“Il processo, civile e penale, dovrebbe svolgersi in tempi ragionevoli. Altro aspetto che in Italia non esiste. Per i ritardi della nostra giustizia abbiamo ricevuto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo il doppio delle condanne ricevute dagli altri Paesi dell’Europa occidentale nel loro insieme”.
Limitiamoci all'ambito penale. Sulla divisione delle carriere tra pubblici ministeri e magistrati giudicanti, solo scontri e nessuna soluzione concreta. Perché?
“La sola divisione delle carriere, pur importane, non serve a molto sul piano operativo. Se per ipotesi ciò dovesse avvenire, lei pensa che per questo solo fatto i giudici considereranno il PM meno collega di prima? Per raggiungere l’obiettivo, la divisione delle carriere deve produrre strumenti di responsabilizzazione che oggi non esistono”.
Non starà mica dicendo che i PM sono ‘irresponsabili’?
“A differenza di tutti gli altri paesi da noi il Pubblico Ministero è indipendente come il giudice. Dalla Francia agli Stati Uniti, dal Portogallo alla Germania, all’Inghilterra, il PM fa invece parte di una struttura gerarchica unificata. Ha, cioè, a livello nazionale un capo che è politicamente responsabile del modo in cui vengono condotte le indagini e l’iniziativa penale. Qui, tutto questo non c’è. Le singole procure ed i singoli PM possono agire a loro piacimento. E se alla fine esce fuori che non c’era alcuna ragione per agire, loro possono sempre dire che non potevano fare diversamente a casa della obbligatorietà dell’azione penale”.
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Docente di Ordinamento giudiziario a Bologna ed ex membro “laico” del Consiglio superiore della magistratura, componente della commissione di saggi voluta dal premier Enrico Letta per mettere a punto un pacchetto di riforme costituzionali, Giuseppe Di Federico non è certo un cultore del politicamente corretto. Non è da tutti, d’altronde, dedicare un intero lavoro al “Contributo del CSM alla crisi della giustizia”.
Professor Di Federico, si parla tanto di ‘giustizia giusta’. Ma cos’è? O meglio, cosa dovrebbe essere?
“Volendo riassumere, il giudice deve risolvere una controversia tra due parti che si presentano da lui in posizione di parità. Ciò implica che il giudice e le parti devono avere la competenza o essere assistite da persone dotate di competenza per fare quel lavoro. E già qui, in Italia, sorgono i primi problemi”.
Cioè?
“Per esempio, come diceva Giovanni Falcone, una delle ragioni della crisi della giustizia sta nel fatto che i magistrati, dopo il reclutamento, non subiscono più valutazioni di professionalità. Poi, esiste un’altra questione…”.
Quale?
“Il processo, civile e penale, dovrebbe svolgersi in tempi ragionevoli. Altro aspetto che in Italia non esiste. Per i ritardi della nostra giustizia abbiamo ricevuto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo il doppio delle condanne ricevute dagli altri Paesi dell’Europa occidentale nel loro insieme”.
Limitiamoci all'ambito penale. Sulla divisione delle carriere tra pubblici ministeri e magistrati giudicanti, solo scontri e nessuna soluzione concreta. Perché?
“La sola divisione delle carriere, pur importane, non serve a molto sul piano operativo. Se per ipotesi ciò dovesse avvenire, lei pensa che per questo solo fatto i giudici considereranno il PM meno collega di prima? Per raggiungere l’obiettivo, la divisione delle carriere deve produrre strumenti di responsabilizzazione che oggi non esistono”.
Non starà mica dicendo che i PM sono ‘irresponsabili’?
“A differenza di tutti gli altri paesi da noi il Pubblico Ministero è indipendente come il giudice. Dalla Francia agli Stati Uniti, dal Portogallo alla Germania, all’Inghilterra, il PM fa invece parte di una struttura gerarchica unificata. Ha, cioè, a livello nazionale un capo che è politicamente responsabile del modo in cui vengono condotte le indagini e l’iniziativa penale. Qui, tutto questo non c’è. Le singole procure ed i singoli PM possono agire a loro piacimento. E se alla fine esce fuori che non c’era alcuna ragione per agire, loro possono sempre dire che non potevano fare diversamente a casa della obbligatorietà dell’azione penale”.
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Questa è la prova che mio papà è morto invano - Lettera di Gaia Tortora
Quante volte mi è stato chiesto un ricordo, un commento, una intervista sulla vicenda di mio padre? Molte. Com'è normale che sia in questi casi. Le stesse volte in cui ho accettato e poi mi sono...
Quante volte mi è stato chiesto un ricordo, un commento, una intervista sulla vicenda di mio padre? Molte. Com'è normale che sia in questi casi. Le stesse volte in cui ho accettato e poi mi sono ritrovata davanti al computer e a tanti ricordi e parole e immagini nella testa. Questa volta però, mentre da«Il Tempo» mi spiegavano come sarebbe uscita l’inchiesta del giornale, la mia mente è tornata a poche settimane fa. Ad un libro. Alla storia di un uomo. Lui si chiama Giuseppe Gulotta. Il suo libro Alkamar - la mia vita in carcere da innocente. È la storia di un uomo che per 36 anni è stato considerato un assassino. È stato costretto a firmare una confessione con le botte e le torture. Oggi ha 55 anni. Ha passato in cella gran parte della sua vita. È un uomo innocente finito in un meccanismo che può stritolare chiunque. Ho letto d’un fiato la sua storia, che pure conoscevo. Ma non così nei dettagli. Mi sembrava in alcune pagine di rivivere l’incubo. Quel senso di impotenza che ti soffoca. Anche in quel caso tutto è cambiato in una notte. Esattamente come per mio padre. E per noi.
Fonte: IL TEMPO - Articolo Completo QUI
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Quante volte mi è stato chiesto un ricordo, un commento, una intervista sulla vicenda di mio padre? Molte. Com'è normale che sia in questi casi. Le stesse volte in cui ho accettato e poi mi sono ritrovata davanti al computer e a tanti ricordi e parole e immagini nella testa. Questa volta però, mentre da«Il Tempo» mi spiegavano come sarebbe uscita l’inchiesta del giornale, la mia mente è tornata a poche settimane fa. Ad un libro. Alla storia di un uomo. Lui si chiama Giuseppe Gulotta. Il suo libro Alkamar - la mia vita in carcere da innocente. È la storia di un uomo che per 36 anni è stato considerato un assassino. È stato costretto a firmare una confessione con le botte e le torture. Oggi ha 55 anni. Ha passato in cella gran parte della sua vita. È un uomo innocente finito in un meccanismo che può stritolare chiunque. Ho letto d’un fiato la sua storia, che pure conoscevo. Ma non così nei dettagli. Mi sembrava in alcune pagine di rivivere l’incubo. Quel senso di impotenza che ti soffoca. Anche in quel caso tutto è cambiato in una notte. Esattamente come per mio padre. E per noi.
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CLAMOROSO: Tutti gli Errori Giudiziari !
ESCLUSIVO - Per la prima volta tutti i numeri degli errori giudiziari
Ingiusta detenzione, in Sicilia 50 milioni di euro in risarcimenti
“Mai violentata quella ragazza”: il processo si rifarà
Ottaviano Del Turco: vorrei vivere altri 5 anni per riabilitare il mio onore
Sei stato in carcere da innocente? Raccontaci la tua storia!
Assolto dall’accusa di sfruttamento della prostituzione, muore per virus contratto in carcere
Massacro di Ponticelli, rigettata di nuovo la revisione del processo ai tre «mostri»
Texas, sì alla legge contro gli errori giudiziari
Si chiama “Michael Morton Act”, entrerà in vigore il 1° settembre e consentirà ai difensori di avere accesso a tutti gli atti afferenti al processo, compresi gli interrogatori di polizia e le testimonianze raccolte durante le indagini
TAGS: ERRORI GIUDIZIARI, MICHEAL MORTON, TEXAS
Il caso Tortora, trent’anni dopo
Venticinque anni fa moriva il popolare conduttore televisivo. Cinque anni prima, nel giugno del 1983, era stato arrestato. Le accuse dei pentiti, la gogna pubblica, l’assoluzione in Cassazione, la malattia e la morte. Per quello che Giorgio Bocca definì “il più grande esempio di macelleria giudiziaria” nessuno ha mai pagato
Il cattivo detective che incastrava gli innocenti
La discussa carriera di Louis Scarcella, ex investigatore della polizia di New York. Prove dubbie e falsi testimoni. Riaperti 50 casi negli Stati Uniti
TAGS: INNOCENTI, LOUIS SCARCELLA, OMICIDIO, PROVE FALSE, TESTIMONIANZE
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