1956-2016: Budapest ieri e oggi
Un 4 novembre di sessant’anni fa la rivoluzione d’Ungheria fu soffocata nel sangue e nel piombo dai carri armati sovietici e dalla disinformaziacomunista. Sto parlando di Budapest 1956, quando s’infranse definitivamente il mito del comunismo sovietico e ci fu anche da noi una frattura nel Pci, da cui gemmarono revisioni, movimenti e fughe dal partito filosovietico.
“Ecco avanzare in Ungheria lo spettro della reazione…sotto l’egida del clericalismo conservatore con l’intento di tornare al passato, annullando la democrazia e la libertà”. E’ impressionante notare che le stesse parole usate di recente in Europa per condannare il governo Orban e la nuova Costituzione ungherese, rea di difendere la tradizione, la famiglia e la sovranità nazionale e popolare rispetto al potere delle banche, siano state adoperate dal compagno Sandro Pertini per sostenere nel 1956 l’invasione dei carri armati sovietici in Ungheria. Le tesi di Pertini collimavano con le tesi del Pci, anche nella sua ala moderata. Il compagno Giorgio Napolitano, ad esempio, scriveva che l’azione sovietica in Ungheria evitava “che nel cuore dell’Europa si creasse un focolaio di provocazioni” e benediceva l’intervento sovietico per impedire che l’Ungheria cadesse “nel caos e nella controrivoluzione”, così contribuendo “in maniera decisiva, non già a difendere gli interessi militari e strategici dell’Urss ma a salvare la pace nel mondo”. E dire che Pertini è noto come combattente per la libertà e Napolitano faceva parte con Amendola dell’ala destra del Pci più aperta all’Occidente… Qui invece siamo alla difesa dei carri armati e della repressione sanguinosa del popolo ungherese, in nome della pace. Se al posto dei carri armati dell’Urss mettete i carri finanziari della UE, le parole del 1956 ritornano nel nostro presente. Certo, la dittatura euro-finanziaria è incruenta; i tassi non uccidono, anche se talvolta inducono al suicidio.
Sto parlando di due cose diverse ma analoghe. Le citazioni dei due presidenti della repubblica quando erano esponenti del Psi e del Pci, sono tratte da un testo di Alessandro Frigerio, “Budapest 1956. La macchina del fango”. Fu obbligata ma vergognosa la posizione dei comunisti italiani in favore dell’invasione militare sovietica e della brutale repressione, anche se creò defezioni. E fu penosa “la macchina del fango” della disinformazione filo-sovietica ad opera di intellettuali, stampa ed esponenti della sinistra. Furono in pochi a sottrarsi: onore a Giolitti e a quel rustico galantuomo di Peppino Di Vittorio o a quei militanti che dopo Budapest uscirono dal Pci. Tra i socialisti ci fu una corrente filocomunista, detta dei carristi, perché favorevoli ai carri armati. Pertini si era già segnalato tre anni prima per le sperticate lodi a Stalin su l’Avanti! Il giorno dopo la sua morte. Passato sepolto, per carità.
La rivolta degli ungheresi contro il regime comunista fu bollata all’epoca con gli stessi epiteti con cui oggi si marchia a fuoco la nuova costituzione ungherese, votata dal 70% del parlamento ungherese, liberamente e democraticamente eletto. Una Costituzione che cancella quella comunista e filosovietica del 1949. Ma gli eurocrati e i loro alleati politici, intellettuali, tecno-finanziari, preferivano quella precedente. Sulla nuova costituzione ungherese è stata allestita una disinformazione che somiglia a quella filosovietica del ’56.
Cosa scandalizza gli europei di quel testo e perché solo agli ungheresi è proibito riconoscersi nel patriottismo della loro costituzione? Dio entra nella costituzione, dicono indignati e allarmati. Vorrei ricordare che Dio è già entrato da due secoli e mezzo nella Costituzione americana e non ha mai fatto danni alla libertà e alla democrazia. E il richiamo al diritto divino è ricorrente in Israele, anche in questi giorni per la vertenza su Gerusalemme. Il riferimento alla “grazia di Dio e alla volontà della nazione” era anche la formula dell’Italia libera e unita nata dal Risorgimento. Perché “Dio salvi la regina” britannica va bene e invece non va bene “Dio salvi l’ungherese”, molto più democratico perché estende la benedizione a tutto il popolo? La Costituzione ungherese non impone poi una professione di fede ma riconosce al cristianesimo “il ruolo avuto nel conservare l’integrità della nazione”. Un riferimento storico, non confessionale. Che avrebbe dovuto fare anche l’Europa in tema di radici nella sua Costituzione. Ma la Carta ungherese sottolinea “il rispetto per le varie tradizioni religiose”.
Alla Costituzione magiara e a Orban non perdonano il riconoscimento della famiglia, come base della nazione, bene da tutelare, incoraggiando ad avere figli, come del resto ogni civiltà ha inteso finora nella storia del mondo. Non c’è divieto di altre unioni, c’è la promozione della famiglia. Un altro suo imperdonabile peccato è il riconoscimento del diritto alla vita e alla dignità umana, la protezione dell’embrione e del feto sin dal concepimento, il rigetto delle pratiche di eugenetica, l’uso del corpo a scopo di lucro, la proibizione della clonazione, oltre alla difesa di donne, bambini, anziani e disabili. Nulla di criminale o disumano, illiberale o antidemocratico. Rimproverano all’Ungheria di oggi di erigere muri contro i migranti ma è quel che accade in Francia oggi e ieri in Spagna con i socialisti, e poi in Inghilterra e altri paesi del nord. Non perdonano alla costituzione ungherese di subordinare la Banca Centrale all’interesse nazionale, imponendo ai suoi vertici di giurare fedeltà all’Ungheria e tassando i profitti bancari. La disinformazia denuncia poi le minacce ungheresi alla libertà di stampa: in realtà è previsto l’obbligo di rivelare le fonti quando è in pericolo la sicurezza nazionale; si prevedono multe, non chiusure o carcerazioni. E si tutela il made in Ungheria, stabilendo ad esempio per le radio di trasmettere almeno il 40% di musica ungherese. (Norme proposte anche dalla sinistra europea per difenderci dall’americanizzazione).
Può non piacere il tono patriottico e l’enfasi religiosa della Costituzione e non si può condividere che per colpire il ruolo invasivo della magistratura, si prevedano inaccettabili invasioni inverse, del potere esecutivo sul potere giudiziario. Ma ritenere che un paese sia eversivo perché tutela la famiglia, la tradizione e la sovranità nazionale e popolare, è roba degna della macchina del fango filo-sovietica del ’56. Anche se i carri armati oggi si chiamano banche.
Fonte: QUI !“Ecco avanzare in Ungheria lo spettro della reazione…sotto l’egida del clericalismo conservatore con l’intento di tornare al passato, annullando la democrazia e la libertà”. E’ impressionante notare che le stesse parole usate di recente in Europa per condannare il governo Orban e la nuova Costituzione ungherese, rea di difendere la tradizione, la famiglia e la sovranità nazionale e popolare rispetto al potere delle banche, siano state adoperate dal compagno Sandro Pertini per sostenere nel 1956 l’invasione dei carri armati sovietici in Ungheria. Le tesi di Pertini collimavano con le tesi del Pci, anche nella sua ala moderata. Il compagno Giorgio Napolitano, ad esempio, scriveva che l’azione sovietica in Ungheria evitava “che nel cuore dell’Europa si creasse un focolaio di provocazioni” e benediceva l’intervento sovietico per impedire che l’Ungheria cadesse “nel caos e nella controrivoluzione”, così contribuendo “in maniera decisiva, non già a difendere gli interessi militari e strategici dell’Urss ma a salvare la pace nel mondo”. E dire che Pertini è noto come combattente per la libertà e Napolitano faceva parte con Amendola dell’ala destra del Pci più aperta all’Occidente… Qui invece siamo alla difesa dei carri armati e della repressione sanguinosa del popolo ungherese, in nome della pace. Se al posto dei carri armati dell’Urss mettete i carri finanziari della UE, le parole del 1956 ritornano nel nostro presente. Certo, la dittatura euro-finanziaria è incruenta; i tassi non uccidono, anche se talvolta inducono al suicidio.
Sto parlando di due cose diverse ma analoghe. Le citazioni dei due presidenti della repubblica quando erano esponenti del Psi e del Pci, sono tratte da un testo di Alessandro Frigerio, “Budapest 1956. La macchina del fango”. Fu obbligata ma vergognosa la posizione dei comunisti italiani in favore dell’invasione militare sovietica e della brutale repressione, anche se creò defezioni. E fu penosa “la macchina del fango” della disinformazione filo-sovietica ad opera di intellettuali, stampa ed esponenti della sinistra. Furono in pochi a sottrarsi: onore a Giolitti e a quel rustico galantuomo di Peppino Di Vittorio o a quei militanti che dopo Budapest uscirono dal Pci. Tra i socialisti ci fu una corrente filocomunista, detta dei carristi, perché favorevoli ai carri armati. Pertini si era già segnalato tre anni prima per le sperticate lodi a Stalin su l’Avanti! Il giorno dopo la sua morte. Passato sepolto, per carità.
La rivolta degli ungheresi contro il regime comunista fu bollata all’epoca con gli stessi epiteti con cui oggi si marchia a fuoco la nuova costituzione ungherese, votata dal 70% del parlamento ungherese, liberamente e democraticamente eletto. Una Costituzione che cancella quella comunista e filosovietica del 1949. Ma gli eurocrati e i loro alleati politici, intellettuali, tecno-finanziari, preferivano quella precedente. Sulla nuova costituzione ungherese è stata allestita una disinformazione che somiglia a quella filosovietica del ’56.
Cosa scandalizza gli europei di quel testo e perché solo agli ungheresi è proibito riconoscersi nel patriottismo della loro costituzione? Dio entra nella costituzione, dicono indignati e allarmati. Vorrei ricordare che Dio è già entrato da due secoli e mezzo nella Costituzione americana e non ha mai fatto danni alla libertà e alla democrazia. E il richiamo al diritto divino è ricorrente in Israele, anche in questi giorni per la vertenza su Gerusalemme. Il riferimento alla “grazia di Dio e alla volontà della nazione” era anche la formula dell’Italia libera e unita nata dal Risorgimento. Perché “Dio salvi la regina” britannica va bene e invece non va bene “Dio salvi l’ungherese”, molto più democratico perché estende la benedizione a tutto il popolo? La Costituzione ungherese non impone poi una professione di fede ma riconosce al cristianesimo “il ruolo avuto nel conservare l’integrità della nazione”. Un riferimento storico, non confessionale. Che avrebbe dovuto fare anche l’Europa in tema di radici nella sua Costituzione. Ma la Carta ungherese sottolinea “il rispetto per le varie tradizioni religiose”.
Alla Costituzione magiara e a Orban non perdonano il riconoscimento della famiglia, come base della nazione, bene da tutelare, incoraggiando ad avere figli, come del resto ogni civiltà ha inteso finora nella storia del mondo. Non c’è divieto di altre unioni, c’è la promozione della famiglia. Un altro suo imperdonabile peccato è il riconoscimento del diritto alla vita e alla dignità umana, la protezione dell’embrione e del feto sin dal concepimento, il rigetto delle pratiche di eugenetica, l’uso del corpo a scopo di lucro, la proibizione della clonazione, oltre alla difesa di donne, bambini, anziani e disabili. Nulla di criminale o disumano, illiberale o antidemocratico. Rimproverano all’Ungheria di oggi di erigere muri contro i migranti ma è quel che accade in Francia oggi e ieri in Spagna con i socialisti, e poi in Inghilterra e altri paesi del nord. Non perdonano alla costituzione ungherese di subordinare la Banca Centrale all’interesse nazionale, imponendo ai suoi vertici di giurare fedeltà all’Ungheria e tassando i profitti bancari. La disinformazia denuncia poi le minacce ungheresi alla libertà di stampa: in realtà è previsto l’obbligo di rivelare le fonti quando è in pericolo la sicurezza nazionale; si prevedono multe, non chiusure o carcerazioni. E si tutela il made in Ungheria, stabilendo ad esempio per le radio di trasmettere almeno il 40% di musica ungherese. (Norme proposte anche dalla sinistra europea per difenderci dall’americanizzazione).
Può non piacere il tono patriottico e l’enfasi religiosa della Costituzione e non si può condividere che per colpire il ruolo invasivo della magistratura, si prevedano inaccettabili invasioni inverse, del potere esecutivo sul potere giudiziario. Ma ritenere che un paese sia eversivo perché tutela la famiglia, la tradizione e la sovranità nazionale e popolare, è roba degna della macchina del fango filo-sovietica del ’56. Anche se i carri armati oggi si chiamano banche.
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