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Le Testimonianze di Diritto & Famiglia

Oggi intervistiamo la dott.ssa Marialuisa Vallino, psicanalista e Consulente Tecnico presso il Tribunale di Bari.
D&F
“Lei frequentemente viene chiamata in Tribunale dal Giudice che cura i processi di separazione o divorzio per svolgere delle Consulenze Tecniche sui Minori. Con quali finalità?”

Dott.ssa Vallino
“I casi più frequenti riguardano la regolamentazione dei rapporti genitori figli in casi di separazione coniugale. Con riferimento specifico alla normativa sull’affido condiviso, i genitori vengono richiamati ad essere, malgrado la fine della loro convivenza, “genitori insieme”, dal momento che l’affidamento condiviso viene attualmente considerato e applicato quale regola generale rispetto all’affidamento monogenitoriale, che è l’eccezione. Il genitore che si oppone a tale forma di affidamento deve fornire elementi validi con l’esito sicuramente di essere sottoposto, insieme al coniuge e al figlio e/o figli, ad una consulenza tecnica d’ufficio”.

D&F
“Secondo la sua esperienza, come reagiscono i figli in casi di separazione estremamente conflittuale?”

Dott.ssa Vallino
“L’esperienza professionale dimostra che le coppie conflittuali rischiano di smarrirsi in un labirinto di odio e di rivendicazioni per decine di anni, condizione che impedisce loro di ritrovare l’apertura psicologica per riprogettarsi in quanto coppia genitoriale, una volta che il legame coniugale è venuto meno. Assurdamente, l’intervento della giustizia può essere utilizzato dagli ex coniugi per mettere in atto, in forma legalizzata, una serie di violenze, estorsioni e ritorsioni reciproche che sembrano essere prioritarie rispetto al benessere psicofisico dei propri figli.
Sono molti i c.d. “abusi emotivi” subiti dai minori e che si compendiano in sindromi da separazione genitoriale. Un tempo si ascriveva alle sole genitrici un comportamento manipolatorio nei confronti dei figli, così come la vessazione del partner attraverso accuse gravi ed infondate. L’esperienza insegna che le donne e gli uomini, quando non riescono ad elaborare la fine della propria relazione, sono capaci, anche inconsapevolmente, di andare contro la legge o di sfruttarne ogni piega pur di danneggiare il proprio ex.
I figli, in tali scenari, purtroppo frequentissimi, si dimostrano personalmente coinvolti in una campagna di denigrazione non sostenuta da elementi realistici”

DeF
“In concreto, il suo incarico come viene svolto in questi casi?”

Dott.ssa Vallino
“Se i quesiti sottoposti dal Giudice vertono sulla collocazione del minore presso uno o l’altro genitore, sulla regolamentazione delle modalità di frequentazione del non collocatario, la mia funzione è principalmente quella di valutare gli elementi di rischio connessi ad una variazione eventuale delle condizioni di vita del minore. Per esempio: passare da un genitore all'altro, da uno stile di vita ad un altro e così via.
Altro punto fondamentale è verificare se il minore sia semplicemente oggetto di una contesa o il destinatario di una affettività (da parte dei genitori) sana e rispondente alle sue reali necessità.”

DeF 
“Con quale modalità Lei ascolta i minori”?

Dott.ssa Vallino
“Il ruolo del Ctu è essenzialmente valutativo e la metodologia utilizzata deriva dai riferimenti teorici e dalla formazione da questi acquisita. Generalmente, quando non si chieda esplicitamente di effettuare valutazioni diagnostiche sulla personalità dei soggetti interessati, vengono esaminate le modalità con cui il minore si rapporta a ciascun genitore al fine di indagare lo stile di attaccamento ed eventuali aree conflittuali.
Importante, dopo avere raccolto le informazioni (cd. anamnestiche) attraverso gli adulti, procedere all’osservazione diretta del comportamento. Se l’età lo consente, utilizzare il colloquio, sempre da adattarsi alle capacità cognitive ed espressive del soggetto in esame”

DeF
“I CTU come Lei, si avvalgono di test che tanto fanno paura ai genitori?”

Dott.ssa Vallino
“Può essere utile il ricorso a test proiettivi grafici, che non hanno nulla di “sconvolgente”, anche perché sono stati concepiti per i bambini. Molti test poi, sono strutturati in forma di “gioco”, pur consentendo una lettura delle dinamiche profonde che regolano l’affettività dei minori. Con o senza il ricorso al test, un bravo esaminatore dovrebbe accedere ai vissuti di un bambino senza alterarne la spontaneità. In ogni caso, si tenta sempre di instaurare una buona alleanza con lui, per evitare che subisca uno stress da valutazione o si senta implicato in processi di scelta decisionale riguardanti l’uno o l’altro genitore. Il minore, secondo me, deve essere sempre messo in condizioni di esprimersi in maniera autentica, senza temere di essere punito per aver disatteso le aspettative di un adulto, sia esso un genitore o un esaminatore”.

Ringraziamo la dott.ssa Vallino per averci introdotto nel complesso mondo delle indagini peritali che riguardano i minori.

Fonte: Diritto & Famiglia

www.studiostampa.com

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