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ANDROID: NOKIA, MICROSOFT E ORACLE DENUNCIANO GOOGLE

Fonte: pc-facile - Android - Articolo Completo
FairSearch.org, una lobby che comprende, tra gli altri, Nokia, Microsoft e Oracle, ha denunciato Google alla Commissione Europea per concorrenza sleale. Secondo FairSearch, Android è un "cavallo di Troia" che permetterebbe e Google di "dominare il mercato mobile e solidificare il suo controllo sui dati consumer Internet."
La Commissione è nel mezzo di un'inchiesta per determinare se le pratiche di Google nel campo del search siano scorrette o meno. FairSearch, i cui membri sono tutti in qualche modo concorrenti di Google, spera di aumentare la pressione sul gigante di Mountain View al momento in cui la Commissione dovrà prendere una decisione. Ricordiamoci che Google ha già dovuto implementare delle modifiche, richieste dalla Commissione Europea, a causa del consolidamento delle privacy policy.
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L'editoriale di Diritto & Famiglia

L'ottimismo della ragione, l'ottimismo della volontà.
(Diritto & Famigliadi Enrico Franceschetti 
Il nostro, è un paese depresso.
Non per la situazione economica, che pure ristagna da troppo tempo e che vede troppe persone soffrire seriamente per mancanza di lavoro e di redditi sufficienti.
Non per la situazione politica, pur confusa ed incomprensibile alla gente comune, che guarda attonita la classe dirigente operare scelte lontane dai bisogni della nazione, e combattere battaglie private che lasciano, quali uniche vittime, le istituzioni e lo stato.
No. Il nostro paese è depresso perché si sente male. Vive con dolore ogni giorno, si dibatte fra mille impossibilità, si sforza di sopravvivere senza una prospettiva che infonda speranza.
Senza speranza, è noto, si muore.
Come accade ad ogni depresso, il nostro paese è alla ricerca delle colpe, del responsabile di tutto questo disagio. E lo trova oggi in quel politico, domani in quella categoria, dopodomani in quella cultura.
Così, ci si fraziona sempre più, ci si allontana gli uni dagli altri, ci si divide in gruppi e fazioni, si perde quindi il senso comune che è l'unico, da sempre, a costituire la forza e la risorsa speciale della razza umana.
Si pone al di fuori di noi il potere di influire sul futuro, magari aspettando che giunga un salvatore, un dux, a mettere le cose a posto. Ma se il condottiero illuminato non arriva (e la storia ci ha insegnato che, quand'anche arrivi, di solito non riesce nemmeno a salvare se stesso) si langue in una rete di rancori, di ostilità e di veti reciproci, che delegittimano ma non costruiscono.
Sarebbe probabilmente interessante approfondire questa analisi, ma temo di abusare della pazienza dei lettori e soprattutto di uscire dall'ambito nel quale siamo: il mondo della famiglia.
In esso vediamo specchiarsi tutte le dinamiche della società, probabilmente perchè ne è l'unità base. Se la famiglia (intesa come centro di interessi affettivi, indipendentemente dai soggetti che la compongono) non funziona, non funziona tutto il resto.
Può non piacere ideologicamente, ma è così che va.
Ecco allora che la "famiglia tipo" è depressa, perché preda anch'essa delle sofferenze comuni al resto del paese, e trova che "tutti gli uomini sono inetti ed egoisti, si disinteressano ai figli e sono violenti", oppure che "tutte le donne usano i figli come arma per ottenere assegni alimentari più alti", o magari che "tutte le leggi sono partigiane" a favore di uomini o donne a seconda di chi compia l'osservazione... e via discorrendo di questo passo.
Eppure, come scriveva, ad altro proposito, Gian Antonio Stella sul Corriere di ieri, "è rischioso giocare con la parola -tutti-" perché induce a ragionare per schieramenti, per interessi, e non per comprendere e risolvere i problemi.
Smettere di ragionare per fazioni, per categorie, per gruppi, è il primo passo per ritrovare la giusta consapevolezza del nostro potere, che è assai più ampio di quanto si creda, individualmente considerando.
Volete un esempio? Bene: soffermiamoci sul più classico dei casi.
Chi obbliga due coniugi in crisi a confrontarsi sul piano giudiziale affidandosi a soggetti terzi per dirimere imperativamente i propri conflitti? E' forse "colpa" della legge? O magari del cattivo avvocato che li incita, per far lievitare la parcella? O del sistema giudiziario che ha interesse a fare più processi possibile per ottenere potere? O di chi altri?
Queste sono le considerazioni che si leggono sui post, sui blog, nei forum. Mai uno che dica si, ho scelto una giudiziale perché l'ho voluto io... ed il disastro che ne è seguito, è opera mia.
Comprendere la propria responsabilità, è il primo passo per riappropriarsi del potere di decidere e scegliere in autonomia: in definitiva, è il primo passo per non aspettare soluzioni che vengano da fuori, da un "saggio", da "un'autorità", decidendo invece di essere padroni delle proprie decisioni e capaci di influire sulla propria vita secondo le proprie convinzioni.
Nel caso di esempio, oggi ci sono metodologie di mediazione efficaci ed operatori competenti che possono sostenere coniugi in conflitto, accompagnandoli; sono percorsi e metodi che ottengono risultati, oggettivi e documentati, infinitamente più efficaci a rendere la vita di tutti i soggetti coinvolti nel conflitto molto, molto, molto migliore. Basta solo scegliere di farne uso.
In questo modo, avvocati, o tribunali, o qualunque altra categoria si voglia individuare quale capro espiatorio di turno, perderebbero il "potere" di condizionarci, di farci del male, visto che saremmo noi a portare loro la soluzione del nostro conflitto, e non viceversa.
Ciò vale per la famiglia, ma anche per la società, per la politica. Abbandonarsi al "ghe pensi mi" di altri, è pericoloso. Come chiudere gli occhi e tuffarsi senza avere idea di cosa ci sia sotto, ad aspettarci. Riconquistare il potere di decidere in prima persona, è indispensabile per essere padroni della propria vita.
Riconquistare il potere di decidere, significa smettere di ragionare per categorie preferendo ad esse le persone e le loro responsabilità. Significa smettere di delegare e ricominciare a costruire in proprio. Significa, cioè, abbandonare la depressione e ritrovare l'ottimismo; quello della ragione, quello della volontà.
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DONNE PER LA SICUREZZA ONLUS - LA BATTAGLIA

COMUNICATO STAMPA
Valdinievole: progetto recupero della capacità genitoriale tra inerzia del Tribunale dei Minorenni e cattivo utilizzo dei soldi pubblici destinati ai Servizi Sociali. Continua a tener banco la storia della sig.ra R.C. e del suo bambino N., affidato dal Tribunali per i Minorenni di Firenze ai Servizi Sociali della Valdinievole.
Ad indignare l’opinione pubblica è questo, l’ennesimo caso di un piccolo che viene collocato dal Tribunale dei Minorenni in una "struttura familiare" gestita da un prete e da una educatrice, e che si trova a vivere insieme ad altri 3 ragazzi che hanno il doppio della sua età ed una cultura completamente diversa dalla sua in contrasto aperto con un progetto di recupero e sviluppo armonico della personalità del piccolo. Ed è proprio questa ennesima vicenda di violazione dei diritti dei minori che ha portato l’avvocato Marco Valerio Verni, penalista di Roma e l’Associazione Donne per la Sicurezza onlus, ad appoggiare e sostenere la battaglia di questa mamma contro i Servizi Sociali della Valdinievole per far tornare N. alla sua vita di bambino e a casa dalla sua mamma.
Battaglia legale che si snoda tra istanze, ricorsi e carte bollate per chiedere ed ottenere risposte da parte del Tribunale dei Minorenni di Firenze che dal 2010 ha  disposto l’affidamento del minore in questione ai Servizi Sociali, dando loro anche il preciso incarico di porre in essere interventi di sostegno e controllo finalizzati anche al recupero della capacità genitoriale della mamma del piccolo ma di questi protocolli terapeutici e di sostegno per mantenere, recuperare o migliorare il rapporto tra il bambino ad essi affidato ed i suoi genitori, ciò nel pieno rispetto del diritto naturale alla genitorialità, non esiste alcuna traccia.
Unico dato positivo è la calendarizzazione degli incontri ed un aumento, in termini di tempo, della loro durata (da 30 a 45 minuti) del tempo di visita settimanale della mamma con il figlio.
Ma, naturalmente, ciò non può bastare, ed al momento ancora non abbiamo avuto risposte, né dal Tribunale per i Minorenni, né dai Servizi Sociali sull'esistenza del progetto di recupero della genitorialità, sulla durata dello stesso e sul perché, a distanza di quasi tre anni dal primo provvedimento di affidamento del minore agli stessi Servizi, ancora non si abbiano certezze di quando il bambino potrà rientrare in famiglia.
Una denuncia che l’avv. Marco Valerio Verni sta portando avanti  non soltanto a livello giudiziario ma anche attraverso la compiuta azione politica di un consigliere di Borgo a Buggiano, Giacomo Grifò, intento a scoprire come vengono effettivamente spesi i soldi pubblici destinati ai servizi sociali.
Il legale non esclude, però, la possibilità di un ricorso alla Corte Europea di Strasburgo, forti anche della recente sentenza Lombardo che ha evidenziato, in modo imbarazzante, l’inadeguatezza dei nostri tribunali minorili nonché degli stessi servizi sociali, specificando che, nelle questioni di diritto di famiglia, andrebbe sempre garantita l’adeguatezza delle misure adottate dalle autorità e la loro rapidità di esecuzione.

Associazione DONNE PER LA SICUREZZA ONLUS
Sede Legale:  Via Dacia n. 18 - 00183 Roma
C.F.  97600100586
e-Mail:  b.cerusico@donneperlasicurezzaonlus.it
Tel. 388.1797.411

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GUIDA BREVE ALLA RIABILITAZIONE PENALE

Scheda Pratica di Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio - Fonte ADUC
Riteniamo importante che il cittadino sappia quali siano i propri diritti ed i propri doveri dinanzi alla legge per i reati in tema di stupefacenti.
Proprio per questo motivo, abbiamo redatto un vademecum pratico per comprendere al meglio l’istituto della riabilitazione.
Numerosi assistiti, infatti, si rivolgono a noi chiedendoci se rimarranno per sempre “segnati” da un processo penale, ovvero se esiste uno strumento che possa “cancellare” quello che, dopo molto tempo, sembra un brutto ricordo. 
Proprio a questo scopo serve la Riabilitazione. 
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Il Manifesto per la Giustizia Digitale

Pubblichiamo il Manifesto per la Giustizia Digitale, il documento sottoscritto da avvocati, magistrati e personale amministrativo per incentivare e sostenere l'innovazione ed il miglioramento dei servizi nella giustizia.
Affidato al Ministero della Giustizia, di concerto con il Consiglio superiore della Magistratura, nonché con la collaborazione dell'avvocatura e di altre istituzioni, il compito di dar vita ad una giustizia moderna, che sia in grado di servirsi della strumentazione digitale e telematica. Il Processo Civile Telematico si colloca in questa direzione.
La prossima legislatura sarà dunque chiamata a rendere effettivo il cambiamento.
(Altalex, 28 febbraio 2013

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Consulente del Tribunale, Prof.ssa Marisa Malagoli Togliatti fa consulenze di parte false!

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Futuro e Pensieri Politici !

IL TRICOLORE
di Giancarlo Bertollini
Speriamo che gli Italiani imparino a dividere le persone in Oneste e Disoneste e non in base al colore politico. Gli schieramenti tra Rossi e Neri, Laziali e Romanisti, Coppi e Bartali, Innocentisti e Colpevolisti, ci hanno portato sempre più in basso. La persona che abbiamo di fronte non deve essere considerata un Nemico da Distruggere, da uccidere, ma un Semplice Avversario da Battere, da Superare, con le Idee e la Giustizia. Dobbiamo imparare a Lottare "PER" (un progetto, un'idea, un sogno) e non "CONTRO". 
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