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mercoledì 7 maggio 2014

Per L’Espresso le partite IVA evadono a prescindere.

 
| 16 APRILE 2014 | LETTO: 1.448 VOLTE | 5 COMMENTI | AUTORE:  | |
In un fondo dal titolo “Renzi, perché non parli di evasione fiscale?”, pubblicato sul numero del 17 aprile 2014 de L’Espresso, il direttore della rivista Bruno Manfellotto, dopo essersi chiesto “perché Renzi non ha mai nominato fino a oggi quelle due magiche parole, evasione fiscale”, afferma:
Parafrasando il Berlusconi trionfante dl 1994 potremmo dire che se ogni impresa e partita IVA riducesse la sua evasione o elusione fiscale di mille euro l’anno, lo Stato incasserebbe una decina di miliardi.
A questo, dunque, siamo arrivati: a dare per scontato che tutte le imprese e tutte le partite IVA, indiscriminatamente, evadono o eludono il fisco (per inciso, viene da chiedersi se nel gruppone dei “furbi” sia compresa anche la società editrice de l’Espresso o se goda di una particolare esenzione). Il commento non può essere che di una parola: vergogna! Parafrasando lo stesso Manfellotto, si potrebbe dire che, se i giornalisti – e a fortiori i direttori di testate – cessassero di abbandonarsi ad affermazioni demagogiche e diffamatorie come questa, la carta stampata italiana comincerebbe a godere di un minimo di credibilità (ovviamente smetterò immediatamente di acquistare L’Espresso). 

mercoledì 18 dicembre 2013

Ma è mai possibile che ad uno così diano un "Permesso Premio" ?




domenica 27 ottobre 2013

Memoria corta, giustizia lenta, vergogna veloce

di Paolo Guzzanti 

... L'avrete a questo punto capito: il grande industriale, editore e figura politica è Carlo De Benedetti, tessera numero uno del Partito democratico, proprietario del gruppo editoriale l'Espresso. È lui che si trova al centro di un contenzioso arcimilionario con l'Agenzia delle entrate già nel 1991, due anni dopo la caduta del Muro di Berlino.

Direte: figuratevi con la fame di tasse inevase la furia dell'Agenzia delle entrate per riavere il suo. Errore: cercate di osservare la cosa al rallentatore, alla moviola, ma mai nei tempi e ritmi cui ci hanno educato le recenti fulminee velocità di quella suprema e anzi celestiale Corte, quando il cittadino era un altro. 
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Articolo Completo QUI !

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domenica 21 luglio 2013

Google dribbla ancora il fisco italiano Nel 2012 ha pagato solo 1,8 milioni di tasse

La stessa cifra «minima» riconosciuta all'erario nel 2011. 
La società: «Regole rispettate. Se ai politici non piacciono, le cambino»
Google Italia paga al fisco italiano 1,8 milioni di euro. Una contenuta rispetto a un giro d’affari tanto importante per il leader dei motori di ricerca e peraltro sempre la stessa da due anni a questa parte, 2011 e 2012. Lo scrive l’agenzia Ansa ricordando che nessuna correzione è intervenuta sulle (contestate) strategie fiscali europee del colosso americano. La pratica resa possibile dall’assetto societario che fa capo a una holding irlandese è nel mirino dell’erario di diversi Paesi europei, Italia compresa, e ha permesso fin qui a Google - che nel mondo fattura 50 miliardi di dollari con un utile di 10 - di «dribblare» o almeno ridurre al minimo il pagamento delle tasse.

Fonte: Corriere della Sera - Articolo Completo QUI

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